Dopo Inov-8, Topo, Mizuno, Brooks, Altra, La Sportiva e New Balance, è venuto il momento delle migliori scarpe Adidas da trail running.

Inutile negare che in pochi sappiano che la Adidas fa ANCHE scarpe da corsa su sentiero, o che in generale il marchio tedesco si interessi di montagna.

La Adidas nell’immaginario pop è sinonimo di sneaker, e forse di calcio. Eppure il suo legame con le vette è più profondo di quanto il loro catalogo posso far immaginare… anzi, le tre strisce hanno in addirittura un loro paragrafo nel grande libro della storia dell’alpinismo, come vedremo.

Ma quello che ci interessa di più capire è se siano in grado di produrre scarpe adatte alle nostre corse su trail, o se sia solo un modo di prendere il treno di uno sport in ascesa.

Scopriamo allora se la Adidas possa trovare posto nella nostra rotazione da allenamento o da gara, o se rimarrà un marchio casual da tenere per i giorni di riposo.

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Adidas: la nascita di un brand iconico

Dire Adidas significa dire cultura pop, più che sport. Certo, molti atleti indossano prodotti Adidas, ma il marchio è anche e soprattutto uno status symbol da indossare fuori dai campi da gioco.

Solo la rivale Nike può vantare tante citazioni in canzoni rap, canzoni e video musicali, imitazioni e parodie. In un mondo in cui cultura alta e bassa si mischiano spesso e volentieri, la Adidas è ormai diventata la maison Gucci dell’abbigliamento casual.

Eppure (come per la Nike, tra l’altro) il rapporto tra Adidas e outdoor è tutt’altro che recente e figlio della moda del trail running degli ultimi anni.

Partiamo dagli albori. La Adidas nasce in Baviera nel 1924, dove Adi Dassler fonda il calzaturificio a conduzione familiare “Gebrüder Dassler Schuhfabrik”. Il focus è subito sullo sport, e già alle Olimpiadi di Berlino arrivano le prime medaglie di atleti targati “Fratelli Dassler”.

Dopo lo Seconda Guerra Mondiale, Adi Dassler registra un nuovo marchio a partire dalle iniziali dei suoi nome e cognome: la Adidas Sportschuhfabrik. Il logo scelto si rivelerà iconico: tre strisce verticali sul fianco della scarpa.

1954. I tedeschi sconfiggono la corazzata ungherese nella finale del Mondiale di calcio. L’evento è seguito in tutto il mondo, e in tutto il mondo si nota il marchio Adidas ai piedi degli atleti della Germania.

Il brand inizia la sua marcia trionfale, ed è ancora ben lontano dai monti. Ma, come a breve canterà Bob Dylan, i tempi stanno per cambiare.

Adidas nella storia dell’alpinismo

Sono passati più di 15 anni dagli anni del Boom economico e della vittoria tedesca al mondiale. Sono arrivati gli anni della contestazione, della musica di protesta e dei capelli lunghi.

E i capelli lunghi e le idee rivoluzionarie non mancano in testa a un ragazzo tirolese che passa il tempo libero in quello che oggi chiameremmo trail running. E che lui chiamava: allenamento.

1000 metri di dislivello di corsa per lui sono il pane quotidiano. Perchè solo così sarà pronto per l’impresa che ha in mente: l’Everest, il tetto del pianeta terra. Certo, quegli 8.848 metri sono già stati scalati, ma sempre con mezzi tecnici che lui considera in qualche modo sleali.

La sua idea è di portare l’alpinismo minimale, essenziale, che si pratica sulle Alpi anche in Himalaya. In poche parole: l’Everest senza portatori e, soprattutto, senza bombole di ossigeno. Un’impresa considerata umanamente impossibile, come volare o sconfiggere la morte.

Il ragazzo tirolese si chiama Reinhold Messner, e di quello che gli altri considerano impossibile gli importa ben poco. Anzi, rilancia: non scalerà solo l’Everest in questo modo. Vuole diventare il primo uomo nella storia a scalarli tutti, i quattordici 8.000 della terra. E con il minor numero di aiuti possibile.

Una follia che può diventare realtà solo se ogni minimo particolare viene curato. Malgrado l’aria da hippy, Messner è estremamente metodico e calcolatore. Ad esempio sa bene che quel suo sogno di alpinismo leggero ha bisogno di nuovi scarponi, innovativi e dal peso ridotto.

A chi rivolgersi per realizzare questo progetto se non alla più grande fabbrica di scarpe tedesca?

Messner parla direttamente con il “signor Adidas”, che si appassiona al progetto del ragazzo, intuendone il ritorno pubblicitario. La scarpa che lo aiuterà a raggiungere il suo obiettivo vede presto la luce, e viene battezzata Adidas Super Trekking.

Più che un paio di scarponi da alta quota sembrano un ibrido tra pedule e quelle che oggi chiameremmo scarpe da trail running.

8 maggio 1978, cima del monte Everest. Semicongelati, Reinhold Messner e Peter Habeler si stringono la mano: sono le prime persone al mondo a raggiungere la cima senza ossigeno.

Messner non solo ha raggiunto il campo base con le Super Trekking, ma ha usato queste strane, leggere pedule prodotte in Yugoslavia fino a quota 7.000. Marchiando così il nome della Adidas nella storia dell’alpinismo.

Lui continuerà nella sua impresa, scalando tutte le quattordici montagne che si era prefissato di scalare, diventando più che un alpinista l’ultimo dei grandi esploratori del ‘900. Dal canto suo, anche la Adidas proseguirà la sua marcia trionfale, anche se in tutt’altra direzione.

Quarantanni dopo, l’azienda tedesca prova a riannodare quel filo con la montagna, con un’intera linea dedicata alla corsa in montagna, la Terrex. Le migliori scarpe Adidas da trail running si dividono in tre famiglie:

  • Speed“: sono scarpe leggere, dalla vestibilità aderente, pensate per la gara
  • Agravic“: sono di larghezza standard e includono scarpe da trail per tutti i giorni, come le Flow
  • TWO“: hanno una vestibilità più ampia, sono progettate per offrire comfort sulle lunghe distanze

Le migliori offerte

Per cominciare diamo un’occhiata alle migliori offerte di scarpe Adidas da trail running. Nel prossimo capitolo proponiamo invece le nostre recensioni dei migliori modelli secondo noi.

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Le 4 Migliori Scarpe Adidas da Trail Running: Recensioni

Adidas Terrex Two Ultra Parley

Come già detto, “Terrex” è il marchio usato da Adidas per i suoi prodotti da trail, mentre “Two” non è una numerazione, ma un acronimo: Trails Without Obstacles. “Ultra” è chiaramente indicativo delle lunghe distanze per cui questo modello è pensato.

Per finire la decrittazione del nome,“Parley” è il segno della collaborazione della Adidas con l’omonima ONG che si occupa dell’inquinamento degli oceani.

Tutta la linea di prodotti Adidas-Parsley utilizza infatti materiali riciclati a partire dalla spazzatura di plastica raccolta su diverse spiagge del pianeta.

Questo significa che ogni paio di Terrex Two Ultra Parley è prodotto con circa 11 bottiglie di plastica abbandonate su una spiaggia.

Vale la pena spendere due parole in premessa sul design, aspetto di cui solitamente non ci occupiamo. Dal punto di vista estetico, le scarpe Adidas da trail running salgono facilmente sul podio delle più belle in circolazione.

Certo, è questione di gusti, ma è innegabile la cura che il brand tedesco (e anche la Nike) mettono nell’aspetto dei loro prodotti, visto che ne sanno qualcosa di marketing ed estetica pop.

A prenderla in mano la scarpa è piuttosto pesante, come la maggior parte delle scarpe da ultra. I 320 grammi sonodovuti soprattutto alla generosa intersuola e alla tomaia effetto “tessuto cucito a mano”.

L’altezza al tallone è di 29 mm, che scendono verso i 23 della punta, per un drop di 6 mm che rappresenta una via di mezzo di quelle pensate per accontentare un po’ tutti.

Un po’ come Altra e Topo, le Adidas Terrex Two Ultra Parley hanno uno spazio per le dita più ampio della media. In questo modo possono favorire il lavoro delle dita in fase di spinta, ed essere più comode anche quando i piedi si gonfiano nelle corse più lunghe.

Di fatto, per chiunque abbia corso nelle Ultra Boost (celebre linea Adidas di corsa su strada), questa è la loro versione da trail.

Le differenze sono un avampiede più libero di respirare, una tomaia più fasciante ai lati e sul tallone, e ovviamente una suola pensata per aggredire sentieri anche di montagna.

La tomaia Prime Knit incorpora materiali riciclati derivati dalla plastica. Oltre ad essere “buona”, questa tomaia è anche molto bella. L’impressione è di qualcosa tessuto a mano, un effetto quasi artigianale e di alta qualità, oltre a garantire ottima resistenza.

Osservandola da vicino la tomaia si notano anche delle cuciture laterali bianche, che non sono lì solo per un motivo estetico. Di fatto contribuiscono a fasciare il piede nella zona del metatarso.

Puntale e tallone sono poi adeguatamente protetti da “paraurti” in plastica, mentre ul retro troviamo anche una striscia di materiale catarifrangente, per la corsa di notte.

Interessante anche la soluzione di innestare tra intersuola e tomaia delle strisce orizzontali di materiale plastico sui due lati. Queste funzionano da “binari”, e contribuiscono a dare stabilità alla scarpa.

La linguetta invece è praticamente assente, visto che il design scelto è quello di un “calzino-scarpa”. C’è infatti solo un cambio di materiale tra il puntale e la “non-linguetta”, ma nessuna soluzione di continuità.

L’effetto è completato dal contrafforte tallonare che simmetricamente alla “non-linguetta” propone una sorta di calzino-ghetta, alto qualche cm.

Per indossare la scarpa va quindi usato l’occhiello sul tallone, allargando questo ingresso elastico, e inserendo il piede come dentro un calzino. Questo design da ghetta impedisce ai detriti di entrare, e garantisce un fit avvolgente.

Sulla suola spicca il logo della Continental, azienda tedesca nota per pneumatici e copertoni. I tasselli sono radi e profondi i canonici 4 mm, e hanno una forma invertita tra fronte e retro.

Questo permette di ottenere buon grip sia in salita che in discesa, dove si frena con il tallone.

La gomma sull’avampiede è leggermente più morbida di quella sul resto della scarpa, così da avere buona presa in punta sulle salite da vertical. L’effetto è ben riuscito, anche grazie alla buona flessibilità della suola, e della scarpa in generale.

La superficie di appoggio è piuttosto grande, come ci si aspetta da una scarpa da ultra, anche se siamo ben lontani dalle piattaforme delle Hoka.

Il battistrada Continental fa molto bene sull’asciutto, e permette anche la corsa sull’asfalto, rendendole delle buone road-to-trail. Ma sul bagnato, sul fango e sul tecnico non garantisce il grip di altri modelli.

Più proseguiamo nella recensione, meglio si capisce la vocazione di questa scarpa: lunghe distanze su terreni facili, possibilmente misti.

L’Ultra nel nome della scarpa è dovuto all’intersuola BOOST, brevetto Adidas noto da anni nel mondo della corsa.

Nata nel 2013, la tecnologia BOOST è pensata per garantire un massimo ritorno di energia al runner, senza rinunciare al massimo della morbidezza.

Per raggiungere questo obiettivo la Adidas ha lasciato da parte le classiche mescole in EVA. Ha invece iniziato a produrre un materiale composto da migliaia di particelle espanse, che lavorano insieme per fornire un aumento del ritorno di energia a ogni passo.

In un’intersuola come quella delle Terrex Two Ultra Parley, le particelle di poliuretano termoplastico (TPU) vengono espanse per formare cellule chiuse attorno a minuscole sacche d’aria. Il risultato è noto come poliuretano termoplastico espanso, o “eTPU”.

Ma tutto questo… si sente? La prova sul campo ci dice che quest’intersuola fa un lavoro eccellente nel proteggere il piede e mantenere i muscoli freschi anche dopo tanti km di corsa.

La sensibilità del terreno è invece ridotta, particolare, va detto, condiviso con la maggior parte dei modelli da lunghe distanze.

Per concludere, le Adidas Terrex Two Ultra Parley, uscite nell’estate 2020, sono la proposta Adidas agli amanti delle ultra-distanze, che finora hanno indossato Hoka e simili.

L’azienda tedesca le ha dotate del massimo dell’ammortizzazione Boost, di un avampiede spazioso, e di una tomaia protettiva. Oltre che di un design unico, che permette di indossarle tanto sui sentieri quanto in città.

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Adidas Terrex Agravic Flow

Scarpe da trail leggere e informali, le Adidas Terrex Flow sono scarpe spaziose, che lasciano il piede piuttosto libero e che si adattano a un uso quotidiano su sentieri medio-facili.

La calzata simile a un calzino sulla parte superiore del piede è ancora una volta morbida e confortevole, e pare di indossare un paio di pantofole. Essendo così destrutturata, la tomaia offre poco supporto e pochissima imbottitura.

Il tallone, ad esempio, non ha una coppa rigida, e il piede è libero di muoversi anche in salita. Per qualcuno sarà un problema, per altri la soluzione, visto che molti runner lamentano un piede troppo costretto nelle salite più ripide.

La suola in gomma Continental ha una serie di tacchetti poco profondi, rivolti a sentieri più compatti e un mix di asfalto e trail. Detto questo, la suola offre una presa sorprendentemente valida sull’erba bagnata, anche su discese ripide.

Vanno bene anche su ghiaia, asfalto e roccia asciutta, ma sono un po’ scivolose su roccia umida e fango.

In linea con il loro ruolo di crossover, l’assorbimento degli urti nell’intersuola è a metà strada tra il massimale e il minimale, leggermente sbilanciata verso il minimale.

Non sorprende che ci sia poco supporto sotto i piedi. Queste suole morbide sono molto flessibili in punta e hanno una rigidità laterale molto inferiore rispetto a scarpe robuste come le La Sportiva Ultra Raptor, ad esempio.

Se prendi in mano una Agravic Flow puoi facilmente piegarla a metà punta-tallone, o ruotarla per il lungo.

Se ti piacciono scarpe morbide, leggere e semi-minimaliste, allora le Agravic Flow faranno decisamente al caso tuo. Sono come delle comode scarpe da ginnastica da città attrezzate per il sentiero, e questa loro “facilità” di utilizzo dà loro un posto nell’elenco delle migliori scarpe Adidas da trail running.

Adidas Terrex Speed Ultra

Le Adidas Terrex Speed Ultra si rivolgono a chi cerca una scarpa da trail running leggera che abbia un’ammortizzazione eccellente e una presa sufficiente per renderle tecniche quanto basta.

Le Terrex Speed Ultra hanno una tomaia leggera e traspirante, montata su un mix di intersuola Lightstrike e Boost. I pannelli di rinforzo le impediscono di muoversi, quindi mantiene molto bene la sua forma.

La suola è in gomma Continental, con tasselli piuttosto bassi, progettati per sentieri asciutti, terreno morbido, asfalto e fango molto poco profondo.

Le alette coprono l’intera superficie, ad eccezione di una linea di torsione ritagliata nel mezzo.

L’intersuola ha una schiuma gonfiabile nel tallone e uno strato di Lightstrike EVA sulla parte superiore, sotto l’avampiede. Questo dà ulteriore stabilità sotto l’avampiede quando si affrontano terreni tecnici.

L’avampiede ha una sottile protezione in gomma per dare alle dita un riparo da urti e schizzi e impedire che la tomaia si muova troppo in discesa.

Quel “240” stampato sul lato della scarpa si riferisce al peso (piuma) in grammi della taglia 8 statunitense.

Il drop delle Adidas Terrex Speed Ultra è di 8 mm. Quindi è tollerante sulle salite più ripide, ma preferisce una cadenza più rapida in discesa.

Il nome e il peso parlano chiaro: questa è una scarpa per andare veloci. L’intersuola in Lightstrike può sembrare “ferma” sulle strade, ma sui sentieri si dimostra reattiva e adatta a chi appoggia di mesopiede e ha un’alta cadenza delle falcate.

L’atterraggio sui talloni, dove troviamo la schiuma Boost, si può affrontare il relax, vista la capacità di assorbimento dell’urto dell’intersuola.

In termini di protezione delle piante del piede, non si nota la mancanza di un rockplate. La scarpa è abbastanza alta da impedire alle pietre di raggiungere il piede e la sensazione del suolo è ridotta, come ci si aspetterebbe da una scarpa destinata alle ultra.

Scarpa da velocità, ma anche da distanze medio-lunghe (su terreni facili), le Speed Ultra sono un ibrido riuscitissimo, che le colloca di diritto tra le migliori scarpe Adidas da trail running.

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Adidas Terrex Agravic Ultra

Ultime arrivate in casa Adidas, le Terrex Agravic Ultra (299 grammi) montano una piastra in fibra di carbonio, finora usata prevalentemente su scarpe da strada mirate ad abbattere i record di velocità.

La scarpa ha fatto il suo debutto all’UTMB del 2021, probabilmente la più importante corsa di montagna al mondo. L’atleta Ekatarina Mityaeva, che ha contribuito allo sviluppo delle Terrex Agravic Ultra, è ad esempio arrivata quarta nella TDS (“Sur les Traces des Ducs de Savoie”) di 145 km con queste nuove scarpe ai piedi.

Già alla prima prova si nota che questa scarpa è pensata per sentieri tecnici e inclementi. È quindi resistente e solida, più che comoda e flessibile. Caratteristiche che si cercano quando si corre a lungo su trail davvero impegnativi, che mettono alla prova i piedi.

La tomaia è costituita da una rete a strato singolo molto robusta. È realizzata in Primegreen, ovvero con materiali riciclati. Grazie alla sua rigidità, la rete può utilizzare un modello a pori molto aperti, pertanto è molto traspirante, non trattiene l’acqua e si asciuga anche molto rapidamente.

Troverai diversi strati esterni ed interni che danno ancora più struttura alla tomaia. All’esterno c’è un puntale molto protettivo che avvolge tutto il perimetro dell’avampiede.

Le tre strisce Adidas sono ancora più spesse del puntale. In questo modo non solo hanno un bell’aspetto, ma rinforzano anche il lato laterale dell’area del mesopiede.

Il contrafforte del tallone è molto robusto, e fornisce una stabilità più che sufficiente in quella zona. Il collare al tallone è molto alto, sempre in direzione di protezione e sostegno.

La suola delle Adidas Terrex Agravic Ultra è realizzata in Continental Rubber e offre le sue ben note eccellenti prestazioni. Adidas afferma che il modello dei tasselli da 4 mm è ispirato alle gomme delle bici gravel, ed è realizzato per funzionare al meglio su terreni rocciosi.

L’intersuola ha un’altezza di 26 mm nell’avampiede e 34 mm al tallone, con un generoso drop di 8 mm.

Ci sono fondamentalmente tre strati sovrapposti, a sandwich:

  • lo strato superiore nella nota schiuma Boost, morbida ma reattiva
  • una già nominata lastra composita in fibra di carbonio realizzata in TPE a base biologica, composta al 90% da carbonio rinnovabile
  • il Lightstrike nello strato inferiore per fornire stabilità. È piuttosto rigido e le pareti laterali si alzano a sinistra e a destra per dare più guida al pied

La piastra in carbonio percorre l’intera lunghezza dell’intersuola e in questo modo fornisce ancora più stabilità e assiste l’andatura durante il rullaggio del piede sul terreno.

Questa piastra in fibra di carbonio non è fatta per spingerti in avanti come fanno oggi le scarpe da corsa su strada. È lì per assisterti e guidarti quando le gambe sono stanche dopo molte ore o addirittura giorni di corsa.

L’ammortizzazione del tallone risulta comoda e clemente, grazie a un ritaglio a forma di stella nella piastra, che la rende flessibile. L’ammortizzazione è invece decisamente più solida.

Il risultato è una scarpa da corsa molto protettiva e stabile che è fatta per risparmiare te e la tua energia durante le corse molto lunghe e molto tecniche.

Uno dei modelli top di gamma in circolazione per le ultra di montagna: serve altro per metterla nella lista delle migliori scarpe Adidas da trail running?