All’avvicinarsi dell’inverno riemergono dall’armadio ramponi, guanti, doposci, e tutto quello che ci serve per affrontare i sentieri innevati. Per i più avventurosi manca però ancora un pezzo fondamentale: le piccozze da ghiaccio.

Che tu sia appassionato di scialpinismo, alpinismo classico, arrampicata invernale o semplicemente preveda avvicinamenti lungo un ghiacciaio, la piccozza sarà tua indispensabile compagna.

Come tutti i pezzi di attrezzatura che influenzano la sicurezza dell’escursione, la piccozza che compriamo dev’essere affidabile in ogni situazione. Non solo, deve anche adattarsi al meglio al nostro tipo di attività.

Scopriamo quindi come scegliere quella che fa al caso nostro, in modo da arrivare all’inverno perfettamente equipaggiati.

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Come usare le piccozze da ghiaccio

La piccozza è un simbolo dell’alpinismo. La troviamo nel logo del Club Alpino Italiano, a lei è dedicato l’Oscar della montagna (il Piolet d’Or, la Piccozza d’Oro), ed è l’illustre evoluzione dell’attrezzo per eccellenza delle prime pionieristiche guida alpine: l’alpenstock.

Ma non si può pensare di acquistarne una e di usarla “a istinto”. Ci vuole una tecnica per ogni occasione, sia per la progressione che per la messa in sicurezza.

Principalmente gli utilizzi della piccozza sono tre:

  • terzo punto di appoggio
  • dispositivo di sicurezza e appiglio durante la salita
  • blocco in caso di scivolato tramite le tecniche di autoarresto

Quando usare la piccozza è una decisione basata sulla valutazione di molti fattori come le condizioni della neve, l’angolo di inclinazione, la tua capacità tecnica e la tua personale propensione al rischio.

In ogni caso, se decidi di usare una piccozza, è importante averla fuori dallo zaino e pronta all’uso prima di incontrare condizioni difficili. Non aspettare di trovarti su un pendio esposto per estrarla.

Parti della piccozza

  • Becca: è l’estremità affilata e appuntita della testa della piccozza. È usata per agganciarsi nella neve o nel ghiaccio, ed è fondamentale nella la manovra di autoarresto
  • Paletta: come vedremo più avanti, si tratta dell’estremità opposta della testa rispetto alla becca. É una sorta di punta di zappa, che viene utilizzata prevalentemente per intagliare gradini o sedili nella neve o nel ghiaccio.
  • Martello: in alcuni casi al posto della paletta troviamo una testa di martello, utile per piantare chiodi nel ghiaccio
  • Manico dritto: le aste dritte sono ideali per l’alpinismo perché consentono di utilizzare la piccozza come bastone di supporto su terreni a bassa angolazione e si tuffa in modo pulito nella neve quando è necessario autoassicurarsi.
  • Manico curvo: le aste curve forniscono spazio che tiene la mano lontana dalla neve quando si inserisce il piccone. Sono i migliori per i terreni ripidi. (Le aste delle piccozze da cascata di ghiaccio hanno una curvatura ancora più pronunciata per un movimento oscillatorio più ergonomico).
  • Puntale: questo è il punto inferiore affilato del manico della piccozza, che penetra nella neve e nel ghiaccio. Viene utilizzato per fornire un supporto sicuro quando si cammina o per facilitare l’immersione della piccozza nella neve per una sosta o un salvataggio.

Come impugnare una piccozza

Quando stai salendo sulla neve, porta la tua piccozza nella mano rivolta a monte. Usala per supporto o equilibrio e preparati a usarla anche per fermarti se inciampi o scivoli.

Ci sono due prese di base:

  • l’impugnatura di autoarresto
  • l’impugnatura di autoassicurazione

Impugnatura di autoarresto prevede che la becca sia rivolta all’indietro, e la paletta in avanti. Posiziona il pollice sotto la paletta e le altre dita sulla becca. In questo caso la tua mano è già nella posizione di autoarresto se scivoli.

Tuttavia non puoi usare la becca per fare presa nella neve mentre cammini su un terreno ripido, ma puoi comunque usare il puntale e il manico come bastone.

L’impugnatura di autoassicurazione vede invece la becca rivolta in avanti. Metti la maggior parte del palmo della mano sulla paletta, mentre il pollice e l’indice dovrebbero avvolgersi sotto la becca.

Questo tipo di impugnatura fornisce una maggiore sicurezza nei terreni più ripidi, perché puoi spingere la piccozza nel pendio stando in piedi. Di contro, ci vuole più pratica per manovrare nella posizione di autoarresto perché devi girare la testa dell’ascia.

La manovra di autoarresto

Essere in grado di eseguire al meglio una manovra di autoarresto è una sorta di polizza assicurativa in caso di caduta. Stiamo parlando di casi di emergenza: l’importante è prevenire la caduta, con un buon gioco di gambe e la valutazione adeguata del rischio e dell’attrezzatura.

Prima di scalare pendii innevati o attraversare ghiacciai, l’auto-arresto è una manovra che dovresti praticare fino ad impadronirtene a dovere.

Ci sono diversi modi per andare in posizione di auto-arresto a seconda dell’orientamento del corpo quando cadi. Ma l’obiettivo finale è sempre stesso: fermare la tua caduta piantando il piccone nella neve e usando il tuo corpo per fermare lo slancio.

Ci sono diversi modi per fermarsi in caso di caduta, a seconda dell’orientamento del tuo corpo. Se scivoli su un pendio, ecco i passaggi principali per andare in autoarresto da 4 diverse posizioni:

  • Se cadi a pancia in giù (testa in salita): questa è la posizione “più facile” perchè il tuo corpo è già nell’orientamento corretto per l’autoarresto. Punta la piccozza nella neve, avvicina il manico al busto e solleva il corpo dalla neve
  • Se cadi sulla schiena (testa in salita): ruota il corpo in direzione della mano ascendente (la testa della piccozza). Dovresti essere faccia alla neve. Inserisci la becca e mettiti in posizione di autoarresto (piccozza piantata, faccia vicino alla piccozza, sedere leggermente sollevato, punte degli scarponi e dei ramponi ben piantati nella neve. Per gli amanti del fitness, per intenderci, una posizione simile a un plank “spezzato”, con il sedere più in alto di testa e piedi).
  • Se cadi sulla schiena (testa in discesa): mentre stai cadendo, prova a piantare la paletta al tuo fianco. Dovrai tenere d’occhio la paletta mentre giri e muovi il corpo in modo che i piedi si posizionino a valle. Mettiti in posizione di auto-arresto.
  • Se cadi a pancia in giù (testa in discesa): mentre scivoli, allunga la mano e pianta la piccozza nella neve. Quindi oscilla il corpo in modo che i piedi finiscano in discesa.

Piccozze da ghiaccio: guida all’acquisto

Lunghezza

Partiamo dalle basi: le piccozze da ghiaccio più lunghe non sono necessariamente le migliori, anzi. Se esageriamo con la lunghezza possiamo trovarci ad avere problemi quando affrontiamo il ghiaccio sul sentiero, mentre se sbagliamo per difetto difficilmente ne risentiremo troppo.

Basti pensare ai bastoncini da trekking. Più la salita è ripida, più l’altezza del bastoncino va ridotta. Questo significa che una piccozza leggermente più corta ci sosterrà al meglio sui terreni più ripidi

Un’ascia più corta è più efficace per aumentare l’equilibrio dove conta di più: su terreni più ripidi. La piccozza non deve quindi necessariamente essere così lunga da toccare il terreno se camminiamo in piano o su scarse pendenze.

Una piccozza da ghiaccio della misura corretta ha la punta che tocca il suolo solo se siamo su un pendio di almeno 30°. In questo modo ci darà il massimo di stabilità quando questa è più necessaria, in salita, e inoltre potrà essere riposta nello zaino (o fissata all’esterno dello zaino) senza problemi.

Al contrario, se la piccozza lunga è di grande sostegno in piano (e in pratica funge da bastone da trekking), una volta raggiunta la salita sarà scomoda e anche potenzialmente pericolosa. Infatti sulle salite ripide sarà talmente lunga da sollevare il nostro baricentro, diminuendo la stabilità. Un modo di procedere scomodo, innaturale e inaffidabile.

In pratica una piccozza troppo lunga fa un buon lavoro in piano (dove potremmo usare semplicemente dei bastoncini), e un pessimo lavoro in salita (dove ci serve di più).

Che tu sia appassionato di sci alpinismo, escursioni invernali o arrampicata, non scegliere piccozze più alte di 60 cm, neanche se sei particolarmente alto. In genere, 45-55 cm di lunghezza sono l’ideale.

Ma queste misure assolute aiutano poco. Bisogna acquistare una piccozza della lunghezza appropriata in relazione alla nostra altezza e alle nostre esigenze. Siamo in dubbio sulla misura? Scegliamo sempre quella più corta: otterremo più vantaggi che svantaggi.

Indicativamente, il rapporto alpinista-piccozza dovrebbe essere questo:

Altezza alpinista Lunghezza piccozza
< 1,65 m 45 – 50 cm
1,65 – 1,75 m 50 – 55 cm
1,75 – 1,80 m 50 – 60 cm
1,85 – 1,95 m 50 – 65 cm
> 1,95 m 60 – 70 cm

Forma della lama: curva classica

La maggior parte delle piccozze da ghiaccio ha una lama dalla cosiddetta forma classica. La forma classica prevede che la lama faccia una leggera e semplice curva ad arco verso il basso, terminando nella becca (la punta).

Questo tipo di piccozze è molto performante sulla neve ripida, ed è ottima per l’autoarresto. L’autoarresto è quella manovra che si mette in atto quando si scivola su un pendio ghiacciato e si ha in mano una piccozza, che viene piantata nel ghiaccio per frenare la caduta.

Forma della lama: curva neutra

Nelle piccozze a curva neutra la becca esce direttamente dalla testa dell’asta senza abbassarsi. Un modello a curva neutra è il migliore per l’auto-arresto, ma è molto meno sicuro quando viene usato per la progressione su ghiaccio.

Al giorno d’oggi, sono pochissimi i modelli con una vera curva neutra.

Forma della lama: curva inversa

Le piccozze da ghiaccio a curva inversa sono la scelta migliore per arrampicare su ghiaccio e neve più ripida.

Questo design inizia a scendere come una curva classica, ma con un angolo maggiore, e nella parte finale della becca risale (immaginiamo un naso “all’insù”).

Questa forma rende la rimozione della piccozza dal ghiaccio molto più facile dopo che è stata piantata. Lo svantaggio è che i modelli con questo design sono i meno “morbidi” dei tre in caso di autoarresto, e causano una buona dose di scossoni durante la (auspicabilmente rara) manovra.

Il che non vuol dire che una curva inversa non sia sicura. Permette di scalare in grande sicurezza, ma in caso di caduta ci farà “ballare” mediamente di più delle curve classica e neutra.

Certificazioni di sicurezza

Le piccozze vengono valutate in base a dei test sia sulla punta che sull’impugnatura. Questi test simulano diversi scenari di arrampicata e caduta, applicando in laboratorio delle forze mirate all’utensile.

Questi valutazioni sono chiamate CEN-B (“CEN” è l’acronimo di Comité Européen pour la Normation, ente della Comunità Europea che lo emette, mentre “B” sta per “Base”) e CEN-T (“T” sta per “Tecnico”).

Spesso al posto delle certificazioni CEN troviamo il riferimento alle norme UIAA (International Climbing and Mountaineering Federation), nome di una società svizzera che si occupa di sicurezza in montagna da più di trent’anni. La certificazione UIAA di Tipo 1 corrisponde a CEN-B, la UIAA di Tipo 2 corrisponde a CEN-T.

In pratica perché una piccozza da ghiaccio risulti certificata CEN-T (o UIAA di Tipo 2), deve superare sei diversi test sia sulla lama che sull’impugnatura. Se il modello supera solo alcuni di questi test secondo gli standard di tipo tecnico, avrà una certificazione CEN-B (o UIAA di Tipo 1), quindi “di base”.

Questo non significa che le piccozze CEN-T siano sicure e quelle CEN-B no. Semplicemente le CEN-T saranno più resistenti e adatte all’alpinismo anche estremo.

Nel caso di piccozze da ghiaccio modulari – ne parleremo a breve – la certificazione potrebbe cambiare da manico a lama.

Piccozze da ghiaccio in acciaio

La maggior parte delle lame delle piccozze in circolazione è in acciaio, un metallo resistente e pesante, ideale per scavare e tagliare il ghiaccio. Inoltre l’acciaio permette un autoarresto più efficace e prestazioni migliori durante la progressione in salita.

È vero che il titanio è più resistente dell’acciaio, ma è anche più morbido e quindi si piegherà più facilmente. Per percorsi tecnici, soccorso in caso di caduta in un crepaccio, scalinamento del ghiaccio e arresto durante una scivolata, l’acciaio è il materiale a cui puntare.

Piccozze da ghiaccio in alluminio

L’alluminio è più leggero dell’acciaio o del titanio, e proprio la leggerezza è il suo unico grande aspetto positivo, motivo per cui è spesso usato anche per i bastoncini da trekking.

Questo materiale non resisterà ad urti e pressione come il titanio o l’acciaio, ma è l’ideale per lo sci alpinismo, lo speed-hiking e le escursioni con brevi tratti ghiacciati all’inizio della stagione.

In pratica, dovunque l’arrampicata non sia la priorità, l’alluminio è un’ottima scelta, che non si farà troppo sentire sulla schiena quando riponiamo le piccozze da ghiaccio nello zaino.

Piccozze da ghiaccio in titanio

Il titanio è più leggero dell’acciaio ma più pesante dell’alluminio. Come già accennato, è più resistente ma più morbido dell’acciaio, e quindi è più facile da piegare ma non si rompe facilmente come l’alluminio.

Ha quasi tutte le stesse applicazioni dell’acciaio, ma è meno affidabile in caso di usi estremi, oltre a essere più costoso.

Manico

Negli ultimi anni si è assistito a una tendenza nel mondo delle piccozze da ghiaccio: il manico da dritto è diventato curvo.

Il vantaggio principale di un’asta curva è che offre una maggiore distanza mano-ghiaccio quando si fa oscillare una piccozza nella parete, con la mano dell’arrampicatore sulla parte inferiore dell’impugnatura. Inoltre i manici curvi aumentano il potere di arresto delle piccozze durante l’autoarresto.

L’unico vero svantaggio di questi modelli è che il manico curvo è leggermente più difficile da inserire nella neve quando lo si utilizza come bastone orientato verticalmente.

In generale, comunque, i lati positivi superano di gran lunga i contro.

Piccozze modulari

Le piccozze da ghiaccio modulari sono sempre più popolari, soprattutto perché sono diventate sempre più leggere e hanno un peso vicino ai modelli più tecnici con teste fisse.

Il vantaggio di un modello modulare è che quando una lama si consuma, puoi sostituirla o puoi passare da una lama all’altra. Ad esempio scegliendo una curva classica o invertita a seconda delle esigenze di un determinato percorso.

I modelli modulari spesso eccellono per percorsi più tecnici e complesse scalate su ghiacciaio, ma sono eccessivi per obiettivi più modesti, scialpinismo o salite sulla neve di inizio stagione.

Paletta e martello

La testa di una piccozza è divisa in due parti, separate dall’innesto dell’impugnatura. La parte più lunga è la punta vera e propria, detta becca. La parte più corta, ovvero il posteriore della testa, può essere a paletta (tipo zappa) o a martello.

La paletta è molto efficace per il trekking su neve e l’alpinismo invernale, visto che consente di intagliare gradini nel ghiaccio o scavare punti di sosta nella neve. Non solo, con la paletta puoi preparare una piattaforma dove piazzerai la tenda.

I modelli a martello invece sono molto utili per piantare chiodi nel ghiaccio, il che capiterà soprattutto su terreni molto tecnici all’apice dell’inverno.

Man mano che i ghiacciai si restringono, spesso lasciano dietro di sé lastroni ripidi e tecnici, dove un nuovo ancoraggio a chiodo potrebbe essere l’unico modo per calarsi in corda doppia.

Quale tipo di modello scegliere allora? La paletta è più versatile e utile per l’escursionista “medio”, mentre il martello è fondamentale per i più esperti.

Puntale

Il manico della maggior parte delle piccozze da ghiaccio termina con un puntale, di fatto evoluzione dell’alpenstock, o bastone alpino, tipico delle guide di inizio ‘900. Questo puntale serve ad usare la piccozza come terzo punto di appoggio mentre si cammina su una superficie ghiacciata.

Un altro vantaggio di un puntale è che aiuta la piccozza a penetrare più facilmente nella neve solida quando la si utilizza come un’ancora orientata verticalmente.

Se sei un alpinista che scala molte vie sul ghiacciaio, allora un puntale aggredisce molto meglio il ghiaccio nudo. Per i trail runner più avventurosi o gli scialpinisti, un puntale è meno essenziale perché di solito si trovano nella neve più morbida.

Le piccozze senza puntale sono spesso più corte (e quindi leggere) perché sono usate raramente come bastone.

Le migliori offerte

Chiariti quali sono i criteri per scegliere le piccozze da ghiaccio, diamo un’occhiata alle migliori offerte che si trovano su Amazon. Nel capitolo successivo proporremo invece le nostre recensioni dei migliori modelli secondo noi.

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Le 5 Migliori Piccozze da Ghiaccio: recensioni

Black Diamond Raven

La Black Diamond Raven è una delle piccozze più popolari tra escursionisti e alpinisti, e brilla particolarmente nel rapporto qualità/prezzo.

La Raven ha un manico dritto in alluminio e la testa in acciaio inossidabile, con una becca progettata principalmente per l’auto-arresto. La paletta penetra facilmente nella neve e può quindi essere utilizzata per tagliare i gradini, oltre ad essere anche molto comoda da impugnare.

La Black Diamond Raven è un’ottima piccozza per i camminatori invernali che attraversano zone ghiacciato e lo vogliono fare in sicurezza, ma va detto che non è progettata per arrampicare su pendii ripidi.

Black Diamond Piccozza da ghiaccio Raven with Grip, 55cm
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Petzl Summit Evo

Ecco un’eccellente piccozza tuttofare, da utilizzare per tutto, dall’arrampicata alpina alle complesse vie sui ghiacciai. La Petz Summit Evo offre uno straordinario equilibrio tra prestazioni, peso e comfort.

La sua testa forgiata a caldo consente una maggiore resistenza e una migliore penetrazione nel ghiaccio e nella neve compatta. Il suo manico curvo e l’impugnatura inferiore gommata le danno una marcia in più nella manovra di autoarresto e nell’arrampicata su neve ripida.

Molto ben pensato anche il design del manico, la cui forma ovale riduce l’affaticamento della mano durante l’arrampicata.

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Grivel Air Tech

La Grivel Air Tech è simile alla Petzl Summit Evo, con una lama forgiata a caldo eccezionalmente resistente e che offre incredibili capacità di incursione nel ghiaccio.

Di conseguenza, l’Air Tech sale su ghiaccio ripido e compatto così come si potrebbe chiedere a una classica piccozza curva.

Valore aggiunto: l’esperienza. Grivel è stata fondata nel 1818 ed è ad oggi il più antico produttore di piccozze al mondo.

Black Diamond Swift

Il Black Diamond Swift è costruito pensando a percorsi impegnativi sui ghiacciai e ripide salite sulla neve.

Ha una certificazione CEN-T, ed è resistente e solida come una roccia. La sua testa forgiata a caldo e il manico curvo la rendono uno dei migliori modelli sulla neve ripida. Diverse altre caratteristiche ne fanno anche uno dei più facili da usare come ancoraggio improvvisato.

Black Diamond Unisex-Adulto, Incolore, 50 Centimetri
  • Codolo a T
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Petzl Sum’Tec

La Petzl Sum’Tec è il frutto di un’idea del compianto alpinista Ueli Steck. Il concept è quello di uno strumento da ghiaccio più leggero e meno tecnico che possa svolgere le funzionalità di base di una piccozza, senza rinunciare a una becca che offra un alto livello delle prestazioni tecniche.

Il Sum’Tec presenta la stessa testa modulare che è su quasi tutti gli altri strumenti per l’arrampicata su ghiaccio di Petzl, ma con l’asta e la punta di una piccozza da ghiaccio più tipica (con una moderata curvatura).

Si tratta di un modello costruito per percorsi tecnici di alpinismo, ed è una delle migliori piccozze modulari ad essere mai state prodotte.

Sum'Tec
  • Lunghezza del manico 55 cm
  • Versione paletta
  • Peso 470 g