In questo articolo vedremo alcuni concetti legati al primo soccorso in montagna. Abbiamo pensato di scrivere questa guida perché gli incidenti che accadono in montagna sono sempre più numerosi.
I motivi possono essere diversi, ma alcuni sono abbastanza chiari.
Sicuramente perché il numero di persone che frequentano la montagna continua a salire. Poi perché manca la preparazione: troppo spesso si va a fare escursioni senza un’adeguata preparazione o il corretto abbigliamento, sottostimando il rischio che ci può essere.
Inoltre, la presenza di funivie e altri mezzi di risalita può a volte costituire un incentivo ad andare in quota, ma l’ambiente di alta montagna non è semplice da affrontare e molti principianti che magari non hanno fatto un minimo di percorso di apprendimento si mettono a rischio.
Negli ultimi anni non è salito solo il numero delle persone che va in montagna, ma anche i casi gravi. Se guardiamo ai numeri del Soccorso Alpino si può notare come siano cresciuti moltissimo gli interventi: se nel 2000 le persone soccorse son state circa 5000, nel 2020 il loro numero è quasi raddoppiato.
Certo, il soccorso alpino oggi riesce a fare molti più interventi di ieri grazie ad una solida organizzazione, ma rimane il fatto che l’incoscienza di alcuni porta a situazioni che si potrebbero facilmente evitare.
Detto questo bisogna anche dire che chiunque, anche il più esperto, può ritrovarsi in bisogno di aiuto. Ecco perché la preparazione dell’escursione, il controllare il meteo, e informarsi bene sono azioni che tutti devono compiere prima di partire.
In questo articolo vediamo allora come sia importante nei momenti di emergenza il primo intervento che noi eseguiamo e poi invece come il Soccorso Alpino può intervenire in nostro aiuto.
Indice
Come effettuare il primo soccorso in montagna
In montagna possiamo avere diversi tipi di incidente. Gli sport praticati in questo ambito sono molti, e chiaramente avremo rischi e situazioni diverse tra loro.
Ma uno degli incidenti più comuni è senza dubbio la caduta. Questa può avvenire sia per chi arrampica, ovviamente, ma anche per chi va in mountain bike o anche per chi fa escursioni.
Quest’ultima attività è una delle più soggette a scivolate e cadute. Questo è dovuto in parte al fatto che le escursioni vengono effettuate da chiunque, anche da chi non è allenato e non ha una particolare conoscenza degli aspetti tecnici e ambientali. Ne abbiamo parlato anche nel nostro articolo dedicato al meteo e alle difficoltà ad esso correlate.
Il risultato è che anche in passeggiate molto semplici si possono avere cadute, persone infortunate e addirittura incidenti fatali.
Iniziamo allora prendendo in esame il caso delle cadute, proprio perché tra i rischi è quello più probabile e vediamo come dobbiamo comportarci per aiutare chi è in difficoltà.
Cadute
Aiutare chi è in difficoltà non è semplice.
Una prima considerazione da fare è che più rimaniamo calmi e meglio è. Facile da dirsi, meno da farsi, lo sappiamo. Ma è bene cercare di farlo il più possibile perché è accertato che più si è in ansia e peggio si interviene.
Vediamo i passaggi da effettuare per aiutare un infortunato che è scivolato o caduto:
- Per prima cosa bisogna assicurarsi che la persona sia in un punto abbastanza sicuro, che non sia a rischio di ulteriore caduta. Non dovesse essere così è necessario tentare di spostare l’infortunato, nel modo più delicato possibile per evitare ulteriori traumi a schiena e collo, e poi metterlo nella posizione supina (steso a pancia in su). Se invece il punto in cui si trova non può essere raggiunto, bisogna affidarsi ai tecnici del Soccorso Alpino (poi vedremo come fare).
- Poi esaminiamo lo stato di coscienza, ovvero se è cosciente e comprende quello che gli diciamo. Se è cosciente e comprende le nostre domande possiamo procedere a controllare lo stato del torace e degli arti per individuare possibili fratture o altri traumi.
- Se invece non dovesse essere cosciente, controlliamo se respira bene guardando se il torace si solleva e controlliamo che le vie aeree (bocca, naso) non siano ostruite.
- Controlliamo poi il battito del cuore mettendo due dita sul collo, oppure controllando un polso. Se il ferito non ha battito e non respira, dobbiamo procedere con le manovre di rianimazione.
- La respirazione artificiale si può fare accertandosi che le vie aree siano libere, poi reclinando leggermente il capo all’indietro e sollevando il mento; poi tappiamo il naso dell’infortunato con le dita, e sempre mantenendo la sua testa reclinata all’indietro soffiamo lentamente aria attraverso la bocca. Ripetere ogni 5 secondi e controllare se l’aria che immettiamo va effettivamente a sollevare il torace dell’infortunato.
- Controlliamo di nuovo se c’è battito sul collo. Non dovesse essere così passiamo al massaggio cardiaco: mettiamo una mano sopra il dorso dell’altra intrecciando le dita e portiamole sullo sterno dell’infortunato. Mantenendo le braccia tese e rigide premiamo il palmo verso il basso ripetutamente per 15 volte ad un ritmo di circa 2 colpi al secondo. Dopo 15 pressioni eseguiamo 2 insufflazioni (soffiamo aria nella bocca dell’infortunato) e riprendiamo con le pressioni. Dopo circa 1 minuto in totale, ricontrolliamo se ha ripreso a respirare e il cuore a battere. Altrimenti continuiamo con le pressioni, fino anche ad un’ora, facendoci dare il cambio, se possibile, da altri presenti (fare le pressioni sul torace stanca moltissimo e potremmo ritrovarci esausti).
Fratture
Le fratture si riconoscono per via delle difficoltà di movimento, del dolore, del gonfiore, di deformazioni o per sporgenza dell’osso.
Se si tratta di gambe o braccia è necessario bloccare l’arto di modo che resti in posizione e non provochi ulteriore danno. Usare i bastoncini da trekking o dei pezzi di legno può essere un modo di farlo.
Emorragie
Si dividono in due tipologie: quelle venose e quelle arteriose. Le prime si caratterizzano per il colore del sangue, rosso scuro, e la fuoriuscita lenta. In questo caso comprimere con garze e bende.
Se invece il colore del sangue è rosso vivo ed esce per mezzo di spruzzi si tratta di un’arteria, va quindi applicata pressione con le mani (un dito o più).
Il Soccorso Alpino Italiano
Un tempo quando si era in difficoltà in montagna si poteva forse contare forse su qualche buona anima.
Con gli anni si è poi consolidata l’idea di organizzare e preparare un soccorso vero e proprio, che fosse più efficace. Il Club Alpino Italiano fu uno dei primi a cercare di costituire qualcosa di più strutturato. Alle origini di questa decisione ci fu un episodio sui monti in provincia di Vicenza, in cui un gruppo di volontari riuscì a portare in salvo quasi una ventina di persone che si erano perse.
Fu così che nel 1954 il CAI fondò il Corpo di Soccorso Alpino, con una prima sede in Trentino. Negli anni successivi si fondarono altre sedi, fino ad arrivare ai nostri giorni in cui il Soccorso Alpino è denominato Corpo Nazionale Soccorso Alpino e Speleologico (CNSAS) e ha una copertura su quasi tutto il territorio italiano. Dalla sua nascita ha soccorso qualcosa come 145 mila persone.
Quest’organizzazione è composta per lo più da volontari. Sono guide alpine, medici, appassionati, scalatori ed escursionisti che decidono di mettere del tempo a disposizione per gli altri. Ma far parte del Soccorso Alpino non è ovviamente come far parte di una qualsiasi altra associazione di volontario: significa avere un’elevata preparazione tecnica, approfondite conoscenze, e quindi va da sé che richiede esperienza, tempo per la formazione e per aggiornarsi continuamente. Non un ruolo semplice insomma.
Le principali attività del Soccorso Alpino:
- recupera i caduti
- ricerca i dispersi
- soccorre chi è in imminente pericolo di vita
- collabora in attività di prevenzione sul territorio
Alcuni ruoli nel soccorso alpino:
- OSA: operatore di soccorso alpino
- TE: tecnico di elisoccorso
- Medico specializzato in emergenza
- DOS: direttore delle operazioni di soccorso
Come effettuare la richiesta di soccorso in montagna
Il modo più semplice, se c’è segnale per il cellulare, è di fare una telefonata al 118 o al 112. Ma esiste anche un’app del CNSAS proprio per questo.
Se non abbiamo segnale non sarà possibile effettuare la chiamata. Se invece quello che manca è solo il credito, la chiamata si può fare, perché gli operatori telefonici devono garantire le chiamate di soccorso.
Un oggetto davvero utile in montagna quando ci troviamo in zone non coperte dal segnale è il palmare GPS, che in alcuni modelli dispone di chiamate satellitari, quindi in grado di inviare richieste di aiuto anche nei luoghi più isolati. Vedere il nostro articolo sui palmari per farsi un’idea di cosa scegliere: Migliori GPS per la montagna.
Se non possiamo inviare la richiesta dobbiamo recarci presso un rifugio o magari un paesino se è nelle vicinanze.
Nel caso della chiamata, l’operatore ci chiederà alcune domande alle quali dobbiamo rispondere, come ad esempio il luogo, la posizione, lo stato dell’infortunato. Ci potrebbe chiedere di spostare la persona in una posizione o in un punto più sicuro.
Se l’operatore riterrà la situazione di primaria importanza, potrà anche richiedere l’aiuto dell’elicottero. É infatti uno dei mezzi migliori per la ricerca e per il recupero degli infortunati. In questo caso, quando sentiremo l’elicottero avvicinarsi, nel caso in cui non fosse possibile la comunicazione via telefono, dovremo cercare di inviare segnali con eventuali lampade o torce se avviene al buio.
Se di giorno, è necessario mettersi in posizione il più visibile possibile e alzare entrambe le braccia come a formare una “Y” che sta per Yes. Se invece vediamo un elicottero del soccorso alpino mentre siamo impegnati in un ‘escursione e non siamo noi ad aver inviato la richiesta, basterà mostrare al pilota un braccio alzato, solo uno.
Ricordarsi che avvicinarsi all’elicottero può essere molto pericoloso, senza contare lo spostamento d’aria che producono. Seguiamo sempre le indicazioni dei tecnici.
Solitamente nell’elicottero ne troveremo almeno 3, oltre al pilota, compreso un medico.
Quanto costa l’intervento del soccorso alpino
L’intervento del Soccorso Alpino è gratuito se fatto via terra. I problemi possono sorgere quando diventa necessario far intervenire l’elicottero. Se la situazione è davvero grave e l’infortunato necessita di ricovero, questo tipo di intervento è di solito gratuito, ma se invece viene rilevato che non si era in imminente pericolo di vita, o la chiamata era immotivata, il costo potrebbe essere molto salato. Parliamo di migliaia di euro, alcuni esempi di pagamento possono essere attorno ai 4-5 mila euro.
Dipende molto dalla regione in cui ci si trova. Alcune hanno imposto dei limiti massimi, e a volte ce la si può cavare con meno di 1000€ (è il caso della provincia di Bolzano), ma altre hanno come limite anche 7500€…
In alcune regioni sono stati introdotti dei ticket anche nel caso la situazione fosse grave, con ricovero, ma in questo caso si parla del classico ticket da 36€ e niente di più.
Le regole cambiano molto di regione in regione, perciò è bene informarsi prima di partire.
In ogni caso, pensare di andare in montagna senza preparazione solo perché si pensa che tanto c’è l’elicottero, non è il modo giusto di comportarsi. Dobbiamo sempre ricordarci che i tecnici dell’elisoccorso che ci vengono a salvare sono, a parte alcuni casi, dei volontari che non vengono pagati e mettono a disposizione il loro tempo e soprattutto rischiano moltissimo. In passato ci sono state polemiche sulla questione intervento o meno, in praticva alcuni alpinisti e tecnici lamentavano che il soccorso non deve essere effettuato sempre e in ogni caso,
L’omissione di soccorso
Come avviene anche per gli incidenti in auto, il Codice Penale vale anche per la montagna quando dice che chi trova una persona in difficoltà ha l’obbligo di prestarle soccorso. Significa che in qualche modo la persona va aiutata e il modo più semplice, per chi non ha la preparazione sanitaria per agire direttamente sull’infortunato, è quello di chiamare i soccorsi. Quindi fare una telefonata, o recarsi al primo rifugio per inviare la richiesta da lì.
Attenzione perché essendo previsto nel Codice Penale, se il soccorso viene omesso si rischia il carcere. E, aggiungiamo noi, è anche un obbligo morale cercare di fare il possibile per mettere in salvo chi è in difficoltà.